Nuovi adempimenti per immobili e attività finanziarie all’estero

Nell’ottica di non lasciar mai dormire in pace i contribuenti italiani (e anche gli stranieri residenti nel nostro Paese) con l’introduzione della “mini-patrimoniale” sui beni detenuti all’estero il quadro degli adempimenti dichiarativi si arricchisce di un nuovo obbligo.

Fino all’anno scorso infatti le incombenze erano soltanto due: indicazione del bene nel quadro RW del modello Unico PF (persone fisiche) qualora di importo superiore a 10.000 euro, importo che si calcola pro-quota per i beni immobili e per intero nel caso di attività finanziarie. Facciamo un esempio per chiarire: un investimento immobiliare all’estero di 18.000 euro (settimana in multiproprietà in costa azzurra) acquistato da due coniugi, conta per 9.000 a testa, e quindi non è da indicare nel quadro RW. Un conto corrente di 15.000 euro acceso in una filiale estera, anche se cointestato conta sempre per 15.000 per ogni intestatario, valutandosi in questo caso la disponibilità dell’intero conto indipendentemente dal numero degli eventuali cointestatari, ed è quindi da indicare nel quadro RW per l’intera consistenza al 31/12. La seconda incombenza era di dichiarare e pagare le imposte sull’eventuale reddito del cespite, un immobile infatti può essere tenuto a disposizione, e quindi non generare reddito, oppure dato in locazione; mentre un conto corrente genera normalmente interessi.

Da quest’anno i beni detenuti all’estero scontano una nuova imposta che potremmo definire una mini-patrimoniale, pari all’1 per mille per le attività finanziarie, tipicamente conti correnti, depositi o investimenti, e allo 0,76 per mille (come l’IMU) per gli immobili.

Sarà pertanto necessario compilare un ulteriore quadro della dichiarazione dei redditi, il quadro RM per dichiarare e tassare l’attività detenuta all’estero.

Particolare attenzione occorre fare all’eventuale obbligo di compilazione del quadro RW che, originando dalla normativa antiriciclaggio, prevede un pesante impianto sanzionatorio, che colpisce con aliquote dal 10% al 50% delle attività estere non dichiarate.


 

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