06/05/2012   IMU: facciamo due conti

Negli ultimi giorni, a causa probabilmente delle odierne elezioni amministrative, tutti i più conosciuti esponenti politici si sono scagliati contro questa nuova imposta, cercando di smarcarsi e di addossare all’attuale governo le cause delle attuali difficoltà economiche.

 Il risultato, in alcuni casi, è quello di generare preoccupazione o, nella migliore delle ipotesi, confusione e interrogativi sull’impatto dell’IMU.

Agli inizi di giugno saprete quanto sarà l’ammontare dell’acconto ma, per cercare di fare chiarezza, e di alleviare possibili ansie, proverò a fare qualche esempio.

 Un cliente mi ha riportato che in una trasmissione televisiva, molto seguita, sono stati proposti dei calcoli alquanto allarmanti, come quello di una casa che da 1.000 euro di ICI passava a 6.000 di IMU, trovo la cosa alquanto bizzarra.

Cominciamo col dire quello che non è stato sufficientemente sottolineato: l’IMU sostituisce l’Irpef e le addizionali regionali e comunali. Cosa significa ?

Per esempio, su una seconda casa nel 2011 si è pagata l’ICI e, sulla rendita catastale (aumentata di un terzo per le case a disposizione) veniva calcolato un reddito figurativo (non realmente conseguito) su cui si sono state pagate anche l’Irpef e le addizionali. Di ciò occorre tenere considerazione.

 L’IMU viene calcolata su un imponibile maggiore dell’ICI:

-          per case e box l’imponibile ICI viene aumentato del 60%

-          per altri fabbricati, per esempio gli studi (categoria A/10) la rendita rivalutata (per 105) viene moltiplicata per 0,80 mentre ai fini ICI era moltiplicata per 0,50; anche qui l’aumento è del 60% come per le abitazioni e i box.

A ragion del vero bisogna anche riconoscere che i valori su cui calcolavamo l’ICI sono gli stessi del 1992, quindi da vent’anni paghiamo l’ICI su imponibili che non hanno tenuto conto del passare degli anni. Ci sarebbero molte altre cose da dire su valori non aggiornati col passare del tempo, come l’ammontare delle spese deducibili e detraibili o l’importo per essere considerati fiscalmente a carico, il cui limite mai rivisto ha giocato a favore dell’erario, ma per trattarle tutte ci vorrebbe un libro.

 A giugno verseremo l’acconto sulle aliquote fissate dalla legge, ovvero 0,4 per cento sull’abitazione principale e 0,76 sugli altri fabbricati. I comuni entro settembre potranno variare dello 0,2 in più o in meno l’aliquota per l’abitazione principale e/o la deduzione di 200 ,00 euro; e dello 0,3 per cento in più o in meno l’aliquota per gli altri fabbricati. Sulla base delle decisioni di ogni singolo comune verranno calcolati i saldi di dicembre.

 Facciamo ora qualche esempio:

 1)      abitazione principale a Milano, vani 6,5 rendita catastale 654,61:

avrebbe pagato di ICI 302 euro meno 104 di detrazione per abitazione principale 198 euro;

pagherà di IMU 440 euro meno 200 di detrazione 240 euro. Se poi ci sono due figli minori di 26 anni e conviventi, ancorchè non fiscalmente a carico, ne pagherà 140, meno quindi di quello che avrebbe pagato se ci fosse ancora stata l’ICI sulla prima casa; nel caso in cui non ci siano figli l’aumento sarà di 42 euro.

Nell’improbabile ipotesi che il comune di Milano aumenterà l’aliquota IMU sulla prima casa, il costo sarà di 110 euro in più nel caso di aliquota allo 0,5 per mille e di 220 euro in più nella peggiore delle ipotesi.

 2)      seconda casa in Liguria, 5 vani rendita catastale 916,71:

nel 2011 ha pagato 674 di ICI, ne pagherà 1.170 di IMU. Occorre considerare però, come dicevo prima, che l’IMU sostituisce Irpef e addizionali che nel 2011 sono costate sulla stessa casa 400 euro per cui l’aggravio è di 1.170 - (674+400) = soli 96 euro. L’eventuale aumento di 1,2 o 3 punti di aliquota costerà 154 euro a  punto, fino ad un massimo di 462 euro in più da aggiungere ai 96, quindi nella peggiore delle ipotesi 558.

 3)      seconda casa in Sardegna, 4 vani rendita catastale 578,43:

nel 2011 l’ICI è stata di 395 euro, l’irpef e le addizionali sulla seconda casa 250 euro, totale 645; pagherà di IMU 739 euro, ovvero 94 euro in più. Qualora il comune aumenterà le aliquote l’aggravio sarà di 97 euro a punto percentuale, con un massimo di maggior spesa totale di 385 euro.

 4)      immobile uso ufficio in provincia di Milano, 2,5 vani rendita catastale 626,20:

nel 2011 ha pagato 220 euro di ICI e 280 tra Irpef e addizionale, nel 2012 pagherà 400 euro di IMU quindi addirittura un risparmio di 100 euro; dipenderà dal comune l’esito finale, infatti ad ogni punto di aumento l’IMU aumenterà di 52 euro per cui, nel caso del massimo aumento, il maggior esborso sarà di 56 euro.

 5)      capannone industriale in provincia di Milano, 310 metri quadrati rendita catastale 736,47:

nel 2011 l’ICI è stata di 510 euro, essendo dato in locazione l’IMU non sostituisce l’Irpef e le addizionali che, sui redditi da locazione continuano ad essere applicate (invariate come prima); pagherà 823 di IMU, ovvero 313 euro in più (circa un euro a mq) con possibili aumenti di 108 euro a punto percentuale e un massimo di aumento di 637 euro.

 Come abbiamo potuto constatare l’IMU, quasi sempre, ci costerà un po’ di più, ma non così tanto come i media vogliono farci credere (per guadagnare ascolti e pubblicità) o quanto qualcun altro, per i soliti tornaconto personali, ci paventa.

Certo, i comuni potranno aumentare le aliquote, e/o variare le deduzioni sulla prima casa. Ricordiamoci però anche un’altra cosa: che la metà dell’IMU sulle seconde case (e sugli altri immobili come i capannoni e gli uffici, con esclusione della prima casa) non andrà ai comuni ma allo Stato. I comuni saranno quindi chiamati, ancora una volta, a decidere se aumentare la pressione della fiscalità locale o tagliare i servizi che forniscono ai cittadini (asili, mense, residenze per anziani, ecc..) o ad aumentare ancora di più i costi a carico di chi ne usufruisce.

 

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Studio  dott. Simonini   ragioniere - dottore in economia - tributarista certificato UNI 11511:2013

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